Alla Pederzoli la nuova frontiera della cura per il tumore al pancreas
La Casa di Cura Pederzoli all’avanguardia nella cura dei tumori al pancreas con la sua scuola specialistica riconosciuta a livello internazionale. C’è un futuro di speranza per i pazienti colpiti da questa grave malattia, che sta crescendo nella triste statistica di decessi: si stima che nel 2030 sarà la seconda causa di morte per neoplasia in Italia e già oggi colpisce 10-11 mila persone all’anno. La nuova frontiera chirurgica è rivolta ai malati di tumore al pancreas non operabile, definito “cancro localmente avanzato”, cioè quello stadio di malattia che è troppo avanzato per poter intervenire chirurgicamente senza causare danni irrimediabili, ma che non ha ancora causato metastasi extra organo, e che sono il 40 per cento dei pazienti colpiti dal tumore pancreatico.
Con i nuovi sistemi di intervento ideati e messi a punto dalla Scuola dell’Unità di chirurgia pancreatica di Peschiera, guidata dal professor Paolo Pederzoli e diretta dal dottor Roberto Girelli, i pazienti ora hanno il doppio delle speranze di sopravvivenza, con un raddoppio di allungamento della vita e di buona qualità. “Siamo stati i primi ed ora siamo riconosciuti a livello mondiale ad aver sperimentato la nuova tecnica della ‘Radiofrequenza’ – spiegano i Pederzoli e Girelli – L’abbiamo applicata a circa 300 pazienti con il risultato di aver ottenuto quasi il doppio della sopravvivenza”. In sostanza l’intervento consiste nel trattare i pazienti dapprima con nuovi schemi chemioterapici, che da 5-6 anni sono cambiati con farmaci di nuova generazione. Una volta che la massa tumorale si è fermata o ridotta, i medici eseguono la radiofrequenza: con un ago immettono energia simile a quella del forno micronde, che aumenta la temperatura delle cellule e praticamente le brucia, per questo si chiama anche “termo-abrasione”.
Superata questa seconda fase si procede con la radio terapia classica, per ultimare l’attacco alle cellule malate. “L’altro grosso risultato –sottolinea Girelli –è che abbiamo visto che la radiofrequenza attiva anche gli antigeni tumorali, alzando la risposta immunitaria della persona. Da oggi parte anche la tecnica mini-invasiva, cioè dall’esterno entriamo per termo abradere la neoplasia con un ago guidato da ecografia, oppure dall’interno con sistema ecoendoscopico, simile alla tecnica della colonscopia. E’ una metodica che evita l’intervento chirurgico, non obbliga all’interruzione della chemio e si può ripetere”.
“E’ un fiore all’occhiello della ricerca – sottolinea Paolo Pederzoli – e la nostra struttura ospedaliera è tra i primi centri italiani specializzati. Siamo al quarto posto in Italia negli interventi demolitivi e collaboriamo con l’Azienda ospedaliera di Verona che è al primo posto. L’attività congiunta ci colloca al secondo posto in Europa e al mondo nella chirurgia pancreatica”.
E c’è anche la novità che dal prossimo mese partirà anche il protocollo multidisciplinare per pazienti non operabili. “Si tratta di un percorso di tre giorni di ricovero, in cui un team specializzato di medici: gastroenterologo, radiologo, anatomopatologo, antalgista, oncologo, biologo molecolare, a cui si è aggiunto anche il psico-oncologo, eseguono la diagnosi al paziente e lo indirizzano verso i centri specialistici di fiducia con esperienza nei tumori al pancreas”, spiega Girelli.
“Il nostro obiettivo –ha rimarcato Pederzoli – è diffondere la conoscenza di questa chirurgia così difficile, per questo organizziamo corsi come quello in essere in questi giorni di chirurgia pancreatica avanzata, ma vogliamo anche allargare la possibilità di limitare i tempi delle liste di attesa, che per i pazienti sono tempi molto pericolosi”.
Annamaria Schiano
Bravi