Garda: il Sostituto procuratore nazionale antimafia inaugura la mostra “Le donne del digiuno”
“Qual è la differenza con le bombe di oggi dal terrorismo mafioso del periodo delle stragi a Palermo? La sfida è la stessa e ci porta a guardarci dentro, non possiamo accettare di limitare le nostre libertà personali per combattere il terrorismo, non è la strada giusta porre restrizioni ai nostri movimenti, alzare muri e toglierci persino il lusso dell’accoglienza. Non si ferma così il fenomeno”. Parole forti del Sostituto procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franca Imbergamo, il magistrato che dal 1994 vive sotto scorta per il suo impegno contro Cosa Nostra, intervenuta a Garda venerdì 15 aprile all’inaugurazione della mostra fotografica di Francesco Francaviglia, allestita a Palazzo Carlotti fino all’8 maggio.
Imbergamo ha stretto amicizia con il fotografo dopo che seguì il processo come pubblico ministero dell’omicida mafioso dello zio di Francaviglia, fratello della madre, colpito a morte nel 1982 a soli 22 anni, “ucciso per futili motivi e accusato dal clan ingiustamente di aver osato sconfinare su una proprietà del boss Giovanni Brusca”, sottolinea il magistrato.
Momenti toccanti, per raccontare la storia di “Le donne del digiuno”, il titolo della mostra fotografica organizzata dal Gruppo fotografico “Lo Scatto” di Garda, immortala il dolore infinito di Pina Maisano Grassi, la moglie di Libero, l’imprenditore ucciso per essersi ribellato al pizzo; Simona Mafai, Michela Buscemi, che si costituì parte civile dopo l’assassinio dei suoi due fratelli; anche la cantante Giovanna Marini e ancora Bice Salatiello, Virginia Dessy e Anna Puglisi. Sono alcuni dei volti delle donne coraggio che nel 1992, dopo la strage di Capaci, intrapreso il digiuno come forma di protesta contro la mafia in Sicilia.
Una mobilitazione delle donne palermitane che il fotografo Francesco Francaviglia a distanza di 22 anni, nel 2014, ha voluto riportare all’attualità nella mostra e nell’omonimo libro fotografico, presentato in municipio a Garda. “I loro volti riportano i segni del tempo trascorso e la sofferenza per una giustizia che ancora oggi non si è del tutto realizzata”, sottolinea il fotografo.
Imbergamo, infatti, ribadisce come la verità sulle stragi di Palermo non sia ancora emersa: “Questa storia non è ancora stata chiarita –dice- troppi depistaggi, indagini portate su altre direzioni, con persone innocenti finite in galera per anni. Ricostruire in questo Paese una volta tanto i mandanti di queste stragi non è facile. L’Italia ha conosciuto una democrazia controllata”. E non risparmia i piani alti di Palazzo: “Il problema è capire perché il cuore dello Stato ha voluto tutto questo, con la Magistratura che ha lavorato sotto scacco dell’omertà nelle Istituzioni. La verità la si potrà sapere solo con un’inchiesta vera, ma ancora oggi si galleggia sui ricatti, nonostante siano state fatte leggi più severe, anche con l’ausilio della Corte Costituzionale intervenuta più volte”. Annamaria Schiano