Scenari futuri: tre funivie parallele che dal lago si arrampicano fino al Baldo. Dopo Brenzone anche Torri vuole “volare in alto”
Il nuovo business turistico. Dopo i porti, adesso è il tempo delle funivie che dalle rive del lago di Garda si arrampicano sino alle vette del monte Baldo. Una sorta di funi a “pettine” che corrono lungo la dorsale del Baldo. In futuro, infatti, ci potremmo trovare con costruite tre funivie una dietro l’altra, nei tre comuni dell’alto lago: una a Malcesine, già esistente da oltre 50 anni, una nuova a Brenzone ed ora spunta l’idea di una terza a Torri.
Ogni Comune dell’alto lago vuole il proprio impianto a fune per “volare” con vista mozzafiato fino alle vette del monte Baldo. E intanto, si mobilitano le associazioni ambientaliste contro il progetto di finanza da 60 milioni, targato Techintal, per la funivia di Brenzone, correlato anche di un nuovo porto. La terza “corsia” l’ ha annunciata il sindaco di Torri Giorgio Passionelli nel corso del consiglio comunale di ieri, in cui si è adottato il Pat, al cui interno è inserita, appunto, la previsione di uno studio per la costruzione di un impianto a fune che partirebbe da Pai e arriverebbe a San Zeno di Montagna.
L’alto lago, così, si troverebbe da nord a sud con tre funivie. Quella di Brenzone partirebbe da Castelletto e arriverebbe a Prada, per congiungersi così nel trasporto aereo di turisti catapultati dalla riva del lago a quota 2mila metri, con l’altra storica cabinovia Prada-Costabella; seggiovia quest’ultima (di proprietà al 50% dei Comuni di San Zeno di Montagna e di Brenzone), rimasta chiusa per decenni, poi riaperta ed ora di nuovo chiusa per scaduta vita tecnica e che necessita di almeno 6 milioni di euro per il rifacimento, soldi che i due Comuni faticano a trovare, (per ora hanno incassato la destinazione di 2 milioni dalla Comunità Europea).
Ma Torri pensa ad un’altra funivia, tanto da rievocare nell’immaginario una sorta di assedio al castello, con lancio di funi per la scalata alla torre più alta. E Passionelli si dice pure contrario all’impianto di Brenzone, perché lo considera impattante e si oppone anche alla strada di mezza costa del Baldo, che correrebbe da San Zeno fino al confine con Malcesine , inserita nel Pat di Brenzone e prevista nel piano regolatore di Torri, che dice ora aver stralciato con il nuovo piano.
“Solo gli impianti a fune possono offrire una mobilità di montagna senza devastazione del territorio –dice il sindaco di Torri- Malcesine ha una funivia che porta sul Baldo, quella di Brenzone raggiungerebbe Prada, la nostra servirebbe da collegamento con San Zeno: sono tre direttrici diverse, che toglierebbero molte automobili dalla gardesana e soprattutto svilupperebbero il turismo dalla riva del lago alla montagna”.
Di tutt’altro parere gli ambientalisti. Giusto oggi, i presidenti di Italia Nostra, Giorgio Massignan e del WWF, Averardo Amadio hanno inoltrato delle osservazioni al progetto della funivia di Brenzone alla direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Veneto, alla Soprintendenza di Verona, alla Giunta regionale e al Comune di Brenzone. Le due famose associazioni ambientaliste denunciano il project financing “Un sistema operativo fallimentare per le casse pubbliche… e la compensazione per la cordata di operatori privati, guidati dalla Techinital, saranno parcheggi sotterranei e aerei, ristoranti, negozi e spazi destinati ad un turismo di massa, con conseguenze di devastazione ambientale. L’area del Garda-Baldo non è un enorme parco divertimenti da sfruttare economicamente”, spiegano nella segnalazione Massignan e Amadio. E argomentano in quattro punti i rischi di tale opera: 1- ulteriore cementificazione per il territorio di Brenzone, “il cui entroterra rappresenta una delle zone più incontaminate e caratteristiche del lago, favorendo un turismo di massa che non è in grado di sostenere”…2- “l’equilibrio paesaggistico e idrogeologico della zona è minacciato dalla strada mediana che correndo a circa 300 metri dalla riva del lago, taglia orizzontalmente tutta la dorsale del monte Baldo, da Biaza alla provincia di Trento, interrompendo anche il naturale scorrimento delle acque, con pericolose conseguenze per la sicurezza del territorio…” 3- “cementificazione della splendida fascia di oliveti compresa tra la strada mediana e la gardesana.
Ma ci sarà anche la cancellazione dei segni del rapporto tra l’uomo e il territorio, tra cui sentieri e mulattiere e borghi come il medioevale Campo… 4- “l’area del Garda-Baldo, già troppo congestionata, subirà una forma di turismo che consumerà il territorio senza concedere nulla in cambio… ”. Quindi, Massignan e Amadio chiedono la cancellazione delle opere previste dal project financing:
“I danni ricadrebbero su questo territorio sconvolto dall’inserimento di una struttura aliena, con piloni di ancoraggio e supporto delle funi, con stazioni di partenza e arrivo, con devastanti tagli della vegetazione arborea e l’apertura di diverse strade di servizio”. Annamaria Schiano
Mi rivolgo in particolar modo, alle due persone che in questo momento stanno creando difficoltà e pubblicità negativa nei confronti di amministrazioni e di cittadini che, togliendo gli impianti di risalita vedono il loro territorio abbandonato e in depressione.
Gli impianti di risalita sono da sempre strutture in grado di offrire un servizio altamente anti-inquinamento, sostenibile dal punto di vista ambientale, e che può offrire un momento di stacco e di rilassamento dalla frenesia che ci circonda in città.
Abbiate il buon senso di ammettere che tali progetti andrebbero appoggiati da tutti e non fate sempre i contrari.
Sappiamo che siete un po come delle angurie VERDI fuori e ROSSI dentro
Ma di cosa stiamo parlando?!?!? Di progetti faraonici che non porterebbero altro che uno scempio del nostro paesaggio!
Vogliamo parlare piuttosto a cosa ci si troverebbe davanti, una volta arrivati in Prada? Valorizziamo ciò che la natura ci ha dato, piuttosto che stravolgere l’ambiente e le comunità che ci vivono !
Gli impianti di Costabella sono costretti a chiudere e qui vogliamo addirittura crearne altri con la certezza che non si riusciranno nemmeno a finire, stravolgendo e rovinando per sempre il nostro paradiso!
Egregio sig. V, io penso che non debba essere fermato lo sviluppo del territorio purchè tale sviluppo sia compatibile con la tutela ambientale. Lei ha visto il Project di Brenzone? ha visto le infrastrutture che si andranno a creare a Castelletto? Ritiene “sostenibile” il parcheggio a 4 piani a lato della Gardesana? Forse l’impianto di risalita non è inquinante, ma il carico di cemento che si porta appresso è di sicuro devastante. Ci si deve sedere un attimo e ragionare cosa vogliamo fare del nostro territorio, cercando il giusto compromesso, con una visione globale, senza lasciare che singoli amministratori a volte senza scrupoli e spesso con poca preparazione e sensibilità per la tutela ambientale si permettano di fare scelte che neanche loro sanno giustificare fino in fondo. Buona serata